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Come faccio a sapere se sono in una relazione tossica o semplicemente 'conflittuale'? Come faccio a sapere se il mio compagno può diventare pericoloso? Sono domande che, come giornalista crime, mi vedo porre spesso. Per rispondere ho consultato la criminologa e psicologa Luisa D'Aniello, che mi ha aiutato a elaborare un piccolo 'vademecum'. Tra indicatori d'allarme e miti da sfatare, vi spieghiamo schematicamente a quali segnali prestare attenzione e cosa non è 'normale'.


A cura di Luisa D'Aniello e Angela Marino







  • Le relazioni disfunzionali nascono in genere con l'ingresso nella vita della donna del cosiddetto principe azzurro. Lui entra nella vita della partner in maniera emotivamente pregnante, soddisfa tutti i bisogni, di natura emotiva, di natura economica, di natura psicologica. La vittima si convince che si tratti proprio dell'uomo giusto. La prima fase è una fase meravigliosa. Ed è funzionale a fare in modo che la vittima possa abbandonarsi e perdere tutte le difese. E improvvisamente quest'uomo si trasforma, la donna avverte un cambiamento negativo in termini emotivi e di vicinanza, ma lui nega. Lei se lo sta immaginando.


  • Ipercontrollo. Esercita un controllo che inizialmente viene letto in maniera positiva dalla donna perché sembra essere gelosia. Ti chiamo continuamente, ti faccio pensare che io ti controlli perché sei una donna che può piacere agli uomini, ma in realtà il mio controllo serve per poter predominare e per poter fare in modo che tu possa perdere assolutamente il senso di autonomia e di libertà. 


  • Isolamento. La isola in maniera subdola da amici e familiari, seminando l'odio nei loro confronti e sviluppando nella donna quasi un vissuto paranoideo. E questo serve per impedirle di avere un appoggio di natura emotiva e per fare in modo che lei sia sola e facilmente soggiogabile. Può finire per ricattarla sulla famiglia d'origine, sui figli, sulle amiche. Lui mostra atteggiamenti di comando, è impositivo, come se partisse dal presupposto di fondo che è superiore, esercita dei ricatti morali per ottenere i comportamenti desiderati.


  • Ipercriticismo, qualsiasi cosa faccia non va bene, anche quando la donna si impegna a farlo, ciò che realizza è sempre sbagliato. E le mostra come si fa. 


  • Svalutazione diretta, insulti. Tende a colpirla in punti cardine della sua autostima. Nella sua moralità: ‘sei una poco di buono’; nell’aspetto fisico: ‘sei grassa, sei brutta’, ‘sembri una vecchia’; sulla femminilità: ‘non sai fare la donna’; nelle sue capacità intellettive: ‘sei stupida’. Un esempio: al di là del fatto che lei, obiettivamente, sia capace o no, dà come dato appreso il fatto che non riesca a mantenere la contabilità familiare, la contabilità delle spese; 


  • Svalutazione indiretta, ancora più potente rispetto alle manifestazioni dirette. Un esempio: stiamo mangiando serenamente in un locale, quando passa una signora, l'uomo la guarda, e dice alla compagna: “beh però è vestita bene, non come te”. 


  • Attacchi d'ira improvvisi che impauriscono la donna. Questi comportamenti iniziali esplodono inaspettatamente in violenza fisica che può destabilizzare e confondere, oltre che terrorizzare la donna. Si associano chiaramente a dei forti sentimenti d'impotenza. 


  • Tale escalation in genere conduce alla violenza ciclica, quindi vi sarà una fase di violenza che può essere psicologica, poi fisica, seguita da una falsa riappacificazione, in cui l'uomo apparirà, di nuovo, il principe azzurro che la donna desiderava e che ha conosciuto.


  • La seconda luna di miele. Questa fase si chiama seconda luna di miele, dopodiché vi sarà il ritorno dell’aguzzino, l'uomo riprenderà gli stessi comportamenti disfunzionali del circuito della violenza: ipercriticismo, controllo, isolamento, fino a tornare al punto di inizio. Col passare del tempo le fasi della riappacificazione e le fasi della violenza avranno un'intermittenza sempre più breve. 


  • Impotenza e colpevolizzazione. La donna a questo punto cadrà ancor più in confusione, perché non riuscirà più orientarsi in questo mondo relazionale e si ancorerà sempre di più al convincimento che quell'uomo prima non era così, sentendosi responsabile di questo cambiamento. ‘Se fa così, in fondo è colpa mia, sono io che lo provoco’. Questa escalation può concludersi con il femminicidio. 



Quattro miti da sfatare sulle relazioni tossiche


La violenza sulle donne è ancorata a tanti stereotipi. 


  • Il primo stereotipo è pensare che gli uomini che esercitano violenza nei confronti delle donne siano dei pazienti psichiatrici. Sulla base dei dati di cui siamo in possesso, possiamo dire che tendenzialmente gli uomini che hanno commesso violenze o  femminicidi hanno alcune caratteristiche psicologiche comuni, e al di là di alcuni turbamenti conservavano la capacità di intendere e di volere.


  • Altro mito da sfatare riguarda l'utilizzo di droghe ad alcol. Le droghe e l’alcol possono incitare alcuni comportamenti in termini di violenza, ma non sono la causa che determina l'esercizio della violenza nei confronti delle donne. 


  • Da sradicare è anche l’idea che il fenomeno della violenza contro le donne derivi da una disparità. Non prevede una differenza, né di classe, né culturale né tanto meno economica, perché si tratta di un fenomeno  ancorato semplicemente allo stile personologico del soggetto


  • Un altro stereotipo che va assolutamente superato è quello che le violenze contro le donne nascano dal conflitto. Il conflitto è un aspetto inevitabile delle relazioni umane che può presentarsi in modalità differenti. Nel conflitto, però, ciascuno ha la possibilità di svolgere il proprio ruolo all'interno della relazione. Vale a dire che le parti sono coinvolte nel conflitto allo stesso livello. Io parlo, tu parli io urlo, tu urli, addirittura, io picchio, tu picchi. Quando c'è violenza c'è una persona che intende, attraverso un potere ossessivo-prevaricante, dominare e annichilire l'altro.



Chi è l’uomo maltrattante


L'uomo maltrattante agisce per nell’illusione di compensare le proprie fragilità, le proprie insicurezze, le proprie mancanze. La personalità di questi individui è caratterizzata da fortissime insicurezze. Nella creazione dei legami affettivi, essi hanno difficoltà a gestire le emozioni che percepiscono come negative. E hanno delle angosce potentissime collegate al senso di solitudine, al forte senso di frustrazione e rabbia, introiettata nel tempo. Oppure hanno delle mancanze affettive importanti. Questo tipo di personalità produce in genere un ipercontrollo nei confronti della partner sulla quale si esercita un forte potere psicologico. 



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