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Immagine del redattoreAngela Marino

Attaccata per la sua esposizione mediatica, giudicata per i suoi vestiti e per l'eyliner, criticata per i contenuti ideologici, anziché emotivi, dei suoi interventi televisivi. Benché sia la sorella della vittima di uno dei femminicidi più scioccanti degli ultimi anni, quello di Giulia Cecchettin, Elena Cecchettin è diventata la nuova strega da bruciare. La mia lettera a questa coraggiosa, giovane donna.





“Cara Elena,

fino a qualche settimana fa eri immersa nella tua routine quotidiana. Gli amici, lo studio, la tua splendida famiglia e la gioia di quel traguardo che si avvicinava, la laurea della vostra Giulia. Da un giorno all’altro ti sei trovata catapultata in una realtà estranea, surreale, senza tua sorella e col mondo fuori la porta, in attesa di sapere quello che dirai. E pronto a criticarti. Dicono di te che ti stai esponendo troppo, dicono di te che ti piace, dicono che non trovano la sofferenza nelle parole che spendi per commentare la tragedia che è accaduta. La verità è che hai deluso le aspettative di chi da te voleva lo spettacolo del dolore e non un pensiero lucido, autodeterminante, quale è quello che stai esprimendo. Vorrei dirti che mi sento vicina a te e, anzi, mi identifico in te, perché anche io da giovanissima ho affrontato il giudizio degli altri dopo un lutto importante. Non avevo il mondo a guardarmi, avevo una piccola comunità che disapprovava il mio autocontrollo e il mio pudore nel tenere ogni emozione privata invece di consegnarla alla piazza, come tutti avrebbero voluto. Non è paragonabile a quello che stai provando ora, ma mi permette di empatizzare con te. E di guardare con ammirazione come, in mezzo alla tempesta, resti te stessa. Le grandi prove ci mettono a nudo e tu ti sei rivelata una giovane donna consapevole e forte. Ed è sotto gli occhi di tutti, anche di quelli che ti criticano, che restano, comunque, una sparuta nicchia di persone. Tanti sono, te ne sarai accorta, quelli che ti sostengono. Sei, in qualche misura, icona di questa nuova generazione di attiviste e attivisti che vogliono smantellare la società e costruire nuovi mondi, più giusti. Anche per questo, Elena, per il significato politico dei tuoi gesti, c’è chi ti prende di mira. Dovrai imparare a conviverci. Un’ultima cosa. In questi giorni mi sono interrogata sul perché, invece, di rivolgere il proprio furore polemico verso chi in questa tragedia ha avuto la parte dell’aggressore, alcune persone lo indirizzassero a te. Mi venivano in mente solo risposte banali, poi ho cominciato a scrivere questa lettera e ho avuto un'intuizione. Nell’incipit ‘cara’, ho digitato erroneamente il nome ‘Giulia’, al posto di ‘Elena’. Un lapsus che mi ha messo nella prospettiva per guardare quello che sta accadendo. Nella storia della cronaca, dopo la vittima, non resta nulla, solo il silenzio e la liturgia del compianto. Qui no, qui resti tu, che sei l’erede di Giulia, della sua generazione, delle sue battaglie. È come se lei ti avesse passato il testimone, come se tu potessi rappresentarla. Sorella di sangue e sorella di ideali. Questo spiazza, distrae dalla retorica della memoria e ci richiama con forza alle nostre responsabilità collettive. Lei non può più parlare, non può più difendersi, gridare, protestare. Lei sorride serafica dalle foto, come tutti vogliono che sia. Tu invece sei qui, ti agiti, combatti, sai usare la parola e questo una vittima, non lo fa, non lo può fare. O almeno non poteva fino a ieri, perché oggi tu hai dato inizio al futuro.

Brucia tutto, Elena. Brucia tutto”.

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